Quando un lavoratore ha diritto a ricevere i buoni pasto? Ci sono dei requisiti specifici da soddisfare? Andiamo a rispondere a queste domande.
Molti datori di lavoro che non possono mettere a disposizione dei propri dipendenti una mensa aziendale ricorrono spesso all’utilizzo di buoni pasto. Questi buoni possono essere cartacei o elettronici e sono designati con un valore fisso che può essere utilizzato in tutti gli esercizi commerciali e di ristorazione aderenti.
È molto importante essere consapevoli degli aspetti legali che riguardano i buoni pasto, e questo articolo fornirà uno sguardo approfondito su come funzionano sia i buoni cartacei che quelli elettronici, oltre che sulle normative applicabili.
I regolamenti classificano i buoni pasto come fringe benefit, rendendoli un beneficio aziendale e quindi parte della retribuzione accessoria. I datori di lavoro possono scegliere di fornire questi benefit ai propri dipendenti o a un gruppo specifico, come coloro che svolgono una particolare mansione.
I buoni pasto possono essere forniti a tutti i dipendenti, indipendentemente dal tipo di contratto, dalle ore lavorate o dal fatto che il dipendente faccia o meno la pausa pranzo. In genere, il numero di buoni pasto emessi in un mese è pari al numero di giorni di presenza del dipendente in azienda. I dipendenti non riceveranno un buono pasto nei giorni di assenza per ferie, malattia o altri motivi.
Alla luce della diffusione del lavoro a distanza a causa della pandemia di Covid-19, molte aziende hanno deciso di estendere i buoni pasto anche ai dipendenti in smart working, per garantire la parità di trattamento. L’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che gli sgravi fiscali e contributivi sono ancora applicabili ai dipendenti in smart working che ricevono i buoni pasto.
Requisiti e tassazione buoni pasto
Il Decreto n. 122 del 7 giugno 2017 delinea la disciplina dei servizi sostitutivi del pasto e delinea la tassazione da applicare ai buoni pasto. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha modificato nel tempo gli importi esenti da tassazione.
Secondo le più recenti disposizioni dell’Agenzia delle Entrate, a partire dal 2022 i buoni pasto non sono considerati reddito imponibile entro i limiti specificati. Per i buoni pasto cartacei è prevista una tariffa giornaliera di quattro euro, mentre la tariffa giornaliera per i buoni pasto elettronici è di otto euro.
Il buono pasto è esente da tassazione IRPEF e INPS fino a un certo importo. L’importo che supera tale soglia è soggetto a tassazione e contribuzione. Ad esempio, se il buono pasto supera la soglia, le tasse e i contributi saranno dovuti solo sull’importo eccedente. Per ogni buono pasto giornaliero cartaceo di cinque euro rilasciato al dipendente, un euro sarà soggetto a imposte e contributi.
Invece, per ogni buono pasto elettronico giornaliero di dieci euro erogato al dipendente, due euro saranno soggetti a imposte e contributi. I datori di lavoro possono usufruire di sgravi fiscali e contributivi quando utilizzano i buoni pasto come prestazione sostitutiva. Inoltre, il costo dei buoni pasto può essere interamente dedotto ai fini IRAP e l’IVA può essere detratta con un’aliquota del 4%.