Come detto, negli anni sono state diverse le notizie in circolazione che puntavano il dito contro la pizza napoletana per diversi motivi. Nel 2002 ad esempio di parlava dell’altissimo tasso di inquinamento atmosferico dei forni a legna -utilizzati per la cottura della pizza. Si trattava soltanto di una fake news, così come quella che riguardava le norme igienico-sanitarie della cottura: un forno a legna arriva a sfiorare anche i 400 gradi, una temperatura abbastanza alta da abbattere qualsiasi tipo di batterio, spore o tossine.
Dall’altra parte, però, tre degli allarmi sulla pizza napoletana hanno continuato a restare saldi anche tra la comunità scientifica. Il primo riguarda le microtossine presenti nelle farine utilizzate per gli impasti: queste, quando vengono cotte poco, possono ritenere tracce di escherichia coli, un batterio che solitamente è innocuo e che fa naturalmente parte della nostra flora batterica intestinale. Tuttavia alcuni ceppi di E. coli possono provocare delle infezioni alle vie urinarie e all’intestino, provocando più comunemente sintomi come crampi addominali e diarrea.
La pizza napoletana è davvero cancerogena? Il contrordine porta la rivoluzione in tavola per la seconda volta
Per tutti gli amanti della pizza, è arrivata finalmente una buona notizia: la pizza napoletana è sicura. È stato rivelato durante il convegno ‘Pizza napoletana tra tradizione e innovazione’, tenutosi all’Accademia dei Georgiofili di Firenze. “La pizza napoletana è sicura” ha confermato Mauro Moresi “non porta problemi nella parte che definiamo più ‘bruciacchiata’. Questo perché la quantità di acrilamide nel prodotto e nel bordo, ovvero la parte più esposta a temperatura alte, è bassa (inferiore al 3% ndr): ciò viene dimostrato dai gruppi di ricerca dell’Università di Napoli e della Tuscia. Il motivo è legato al tempo di cottura della pizza nel forno a legna, molto basso, in genere sui 90 secondi. Quindi possiamo affermare con certezza che la pizza napoletana è sicura”.